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OFFICINE PINELLI in breve:

- 2007 nasce la compagnia S.T.O.P. Stabilimento Teatrale “OFFICINE PINELLI” già Teatroasincrono. Ne sono fondatori: Alberto Guariento, Paolo Zaffaina, Davide Cavaletti. 
2008 Si aggiungono al progetto Chiara Canton, Anna Di Stefano, Roberta Borghi e Renzo Pagliaroto.
Va in scena “PSICOATTORI” scritto e diretto da Paolo Zaffaina rappresentato nello stesso anno presso il teatro comunale di Spinea, il “Festival Nazionale di Serravalle”, il teatro comunale di Mirano e il Teatro Momo di Venezia. 
- 2009 S.T.O.P. produce “STRANGE PEOPLE” spettacolo satirico scritto da Paolo Zaffaina per la regia di Edoardo Fainello, che viene rappresentato presso il Teatro Comunale di Spinea, il Teatro Momo di Venezia, Festival di Lova, Festival di Martellago. Sempre nel 2009 su commissione dell’Università degli Studi di Padova in occasione dell’anno Galileiano, S.T.O.P. realizza la riduzione scenica del testo “GALILEO GALILEI “ di Nicola Dalla Porta. Rappresentato nello stesso anno presso l’istituto di Astrofisica dell’Università di Padova, il Palazzo della Ragione di Padova, la Sala dell’archivio antico-Palazzo del Bo a Padova
- 2010 “LA CURA” dramma in due atti, testo di Paolo Zaffaina, progetto che affronta le condizioni di vita e le modalità di cura all’interno degli istituti psichiatrici prima della Legge Basaglia. Il lavoro di regia è stato effettuato con l’aiuto di specialisti e la preparazione dei personaggi è stata sviluppata attraverso interviste effettuate alle famiglie di chi convive con la malattia mentale. Tra il 2010 ed il 2011 LA CURA viene rappresentato, con la regia di Edoardo Fainello, presso Teatro Bixio di Vicenza, al Teatro Comunale di Mirano, al Teatro Comunale di Spinea, Teatro Momo di Venezia, Teatro Aurora di Marghera, rassegna “UNIVERSI  DIVERSI” organizzata dal comune di Padova, rassegna “ESTATE CARRARESE” organizzata dal comune di Padova. 
- 2011 S.T.O.P. presenta tre nuovi spettacoli, due produzioni interamente proprie “LA VARIANTE JANOWSKY “ secondo classificato al concorso nazionale di drammaturgia DCQ 2011 rappresentato a Padova per la rassegna ESTATE CARRARESE 2011, a Roma nella stagione 2012 di ABARICO TEATRO, a Spinea per la stagione 2012 di Teatrino ZERO, a Vittorio Veneto per la stagione 2012 del Teatro Stabile Da Ponte; “PARCO SOGNI” commedia surreale rappresentata l’anno successivo in occasione della rassegna “ESTATE CARRARESE” 2012 del comune di Padova; “NON PIU’ SOLE” di Javier Daulte, Jorge Acebo e Mattias Herrera per la regia di Edoardo Fainello.
- 2012 le nuove produzioni di S.T.O.P. sono: “ITALIA LIBRE Appunti per una moderna rivoluzione borghese” (di cui è stato presentato uno studio a gennaio del 2012), vincitore del premio nazionale DCQ e del Festival Nazionale di Drammaturgia “DIECI LUNE”.
La produzione S.T.O.P. PER IL 2013/14 è: 
- LA RUGGINE (una storia qualunque) - teatro 
- ARTICOLO QUATTRO - cortometraggio                                  
- STRIACI Ta pum Ta pum - teatro - LA DANZA DELLE MEDUSE - visual performance 
- EVITA - teatro (progetto di residenza con la compagnia Corpiscenici) -
IL PROGETTO S.T.O.P.

Il progetto S.T.O.P.  nasce nel 2007 per volontà di Alberto Guariento , Paolo Zaffaina e Davide Cavaletti con l’intento di promuovere attività culturali ed artistiche sia sul territorio del veneziano sia al di fuori dei confini provinciali e regionali. Dal 2008 S.T.O.P. realizza diverse produzioni (LA CURA, LA VARIANTE JANOWSKY, STRANGE PEOPLE, ITALIA LIBRE) tutti rappresentati a livello nazionale. Alcune di queste produzioni (LA VARIANTE JANOWSKY, ITALIA LIBRE) ricevono riconoscimenti vincendo due premi nazionali di drammaturgia (premio nazionale per la drammaturgia “DCQ” e premio nazionale per la drammaturgia “DIECI LUNE) e sono pubblicati sulla rivista di teatro PERLASCENA (LA VARIANTE JANOWSKY e LA RUGGINE) nonché editi dalla casa editrice BEL-AMI EDIZIONI di Roma (ITALIA LIBRE). L’ultima produzione S.T.O.P. è lo spettacolo “STRIACI TA PUM TA PUM” una piece realizzata in occasione della ricorrenza dell’inizio della prima guerra mondiale. In “STRIACI” si è deciso di affrontare la tragicità del conflitto attraverso uno studio approfondito sulla lingua (i diversi dialetti) e sul conseguente processo di integrazione tra le differenti culture regionali che necessariamente venne messo in atto in un Italia che all’epoca era unita solo sulla carta ma ancora separata linguisticamente e culturalmente. Parallelamente all’attività teatrale l’Associazione ha promosso in questi anni attività culturali come la presentazione di libri in collaborazione con la rivista letteraria “INUTILE” e attività didattiche quali corsi di teatro e drammaturgia per bambini, ragazzi ed adulti. In particolare nel 2010 l’associazione Natibrutti ha realizzato, in collaborazione con la U.I.C. Unione Italiana Ciechi, il progetto “SESTO SENSO” corso di teatro per persone non vedenti. Nel dicembre 2010 l’Associazione ottiene dall’amministrazione del comune di Spinea il permesso di utilizzare la palestra in disuso dell’ex scuola “Calvino”. Nel maggio del 2011 nasce Teatrino ZERO un teatro off realizzato all’interno dell’ex scuola Calvino. L’intero progetto è autofinanziato e a tutt’oggi non ha mai fatto uso né richiesto l’utilizzo di soldi pubblici. Nell’ottobre del 2011 comincia la prima rassegna di Teatrino ZERO. Nell’arco di tre anni la stagione teatrale di Teatrino ZERO ha ospitato più di ottanta tra spettacoli teatrali e concerti di artisti di livello nazionale ed internazionale ricevendo riscontri molto positivi a livello mediatico. La stagione 2013 di Teatrino ZERO è stata inserita dalla critica tra le cinque più importanti rassegne di teatro OFF in Italia. La stagione 2014 vede la presenza in rassegna di compagnie teatrali quali “TEATRINO GIULLARE, CARROZZERIA ORFEO, MARTA DALLA VIA, BALLETTO CIVILE” e musicisti quali il pianista “GLAUCO VENIER” (già candidato a due Grammy Awards) con la presentazione in prima assoluta del suo nuovo disco. 
Attualmente S.T.O.P. sta lavorando ad un progetto teatrale che affronta la storia del petrolchimico di Marghera dagli anni ’50 ad oggi. Il progetto dal titolo MRAGHERA BEAT si avvale della collaborazione del poeta Ferruccio Brugnaro, una delle voci più significative di quegli anni e ad oggi, considerato uno dei più importanti poeti italiani viventi, sia per la sua lirica che per l’impegno civile che ha sempre contraddistinto i suoi lavori.
TEATRINO ZERO
 La residenza delle OFFICINE PINELLI
LE PRODUZIONI S.T.O.P.


Uno psichiatra ed il suo ambizioso progetto: trasformare dei pazienti di una clinica psichiatrica in  persone “normali” attraverso un’innovativa forma di teatro-terapia. 
Ma quando il mondo dei folli si scontra con un mondo ancor più folle la detonazione è inevitabile, ed  il confine viene annullato. 
La sottomissione, la rabbia, la ribellione, lo scontro.
Una sequenza incessante di sorprese, rivelazioni e terribili segreti condurrà lo spettatore attraverso  un viaggio che farà ridere, riflettere, commuovere ed arrabbiare. 
Fino ad arrivare al momento in cui i due mondi si fonderanno, costringendo il pubblico a ripercorrere  la storia a ritroso per trovarne la verità assoluta. 

Oltre due anni di lavoro sono stati necessari per portare quest’opera sul palcoscenico.
Il lavoro di regia è stato effettuato con l’aiuto di specialisti e la preparazione dei personaggi è stata  fatta con le interviste effettuate alle famiglie di chi convive con la malattia mentale, per riportarne nei teatri la vera essenza ed il dovuto rispetto. 

LA CURA
PARCO SOGNI
Due uomini, un parco e un incidente imprevisto .
Due persone rinchiuse insieme per un’intera notte. Un confronto tra epoche profondamente diverse e lontane nel tempo, vissuto attraverso la vita i ricordi e le esperienze. Un incontro e uno scontro generazionale dove l’incapacità di comprendere l’uno le motivazioni dell’altro porta i due protagonisti ad un dialogo serrato che si divincola tra la drammaticità degli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi anni della nostra storia e la comica assurdità di una situazione paradossale che li vede prigionieri in luogo fuori dal tempo. Mentre, sullo sfondo di una notte d’estate apparentemente tranquilla, eventi incomprensibili al limite del surreale si combinano come piccoli pezzi di un mosaico a mostrare una verità che solamente con le prime luci dell’alba risulterà completamente comprensibile ai due prigionieri

LA VARIANTE JANOWSKY
L’appartamento di una città vuota immersa in un’estate che sembra non avere fine. L’incontro tra un uomo e una donna. La passione ed il sesso che divampano inattesi e indomabili come antidoto alla solitudine. E l’amore, che tenta di emergere continuamente sopraffatto dal bisogno di individualità. Il desiderio che lentamente si tramuta in un duello serrato giocato a colpi di parole per giustificare la propria esistenza. Un flusso ininterrotto di pensieri, frasi, suoni che permeano lo spazio tra due persone incapaci di comunicare se non nei momenti di silenzio. Parole sussurrate, urlate, scagliate e usate come armi per dominare l’avversario. Parole senza controllo che in un delirante crescendo divengono accuse violente, dalle quali affiora la verità di un tremendo segreto inconsapevolmente condiviso. La verità di un incontro forse non casuale 

- Spettacolo finalista Premio Nazionale di Drammaturgia DCQ
- Pubblicato sulla rivista di teatro PERLASCENA
- Testo esposto alla mostra della scienza di Ginevra come esempio di paradosso matematico in    forma verbale 
RELAZIONI PERICOLOSE 
Un coinvolgente spettacolo noir tra le righe del teatro dell’assurdo e del gioco degli scacchi. 

La scenografia che si presenta agli occhi dello spettatore è un paesaggio simmetrico, quadrato, di colore bianco e nero come una scacchiera. Un appartamento di una grande metropoli. All’interno si muovono un uomo e una donna. Un gioco pericoloso perché si tratta di passione nata fra due sconosciuti e ancora più pericolosa per l’iniziale obiettivo di lui, uccidere lei. Una storia noir narrata a colpi di parole. Dialoghi che sembrano lame affilate con le quali i sessi si difendono. A volte vorrebbero lasciarsi andare, ma il gioco dei ruoli e la difesa della propria identità non glielo permettono. Il nonsense delle loro frasi rispecchia l’impossibilità di comprendersi fino in fondo, la presenza di un muro, forse trasparente ma presente. Da quanto tempo si conoscono queste due persone? Lo spazio è sempre lo stesso, ma il tempo va avanti e indietro. Le foto appese al muro sembrano raccontare una lunga storia d’amore, trasformatasi poi in un duello serrato a colpi di parole per giustificare la loro esistenza. Non siamo quello che siamo, ma quello che facciamo. E questa insistenza per dare un senso alle loro vite rende difficile l’emergere di un amore. Lentamente lo spettatore visualizza le sottili corde che legano i due e che allo stesso tempo, se tirate troppo, rischiano di soffocarli. L’atmosfera è avvolgente, di suspense. Una tensione creata attraverso raccordi simmetrici dei movimenti, attraverso gli sguardi e i dialoghi, i quali grazie a una ben studiata assurdità catturano l’attenzione generando, nel pubblico, sorrisi di consenso. Dalle parole dell’autore si tratta di «sperimentazione della semantica». Ripensando a Ionesco e Campanile «il grottesco e il nonsense divengono strumenti utilizzati per sottolineare la drammatica e al contempo surreale condizione sociale che ci circonda». La relazione si trasforma in una lotta, abilmente resa attraverso una danza. Il gioco dell’amore, in cui il più forte diventerà il più debole e in cui il rapporto può trasformarsi anche fino ad uccidere. A un avvicinamento dei corpi corrisponde una spinta compulsiva per allontanarli. Chi sarà il più forte? Chi dei due riuscirà a imporre la propria individualità? È una partita a scacchi, tra mosse strategiche e passaggi impulsivi, in attesa dello scacco matto. La variante Janowsky è la prima di tre pièce che affrontano lo studio di una società individualistica in cui l’interesse del singolo e il desiderio di emergere sono le regole fondamentali per sopravvivere.

(Daria bellucco per Persinsala)
LA VARIANTE JANOWSKY
Una variazione di varianti

La variante Janowsky di Paolo Zaffaina Una variazione di varianti Di Roberta Borghi La ripetizione del sottotitolo può forse dare un’idea del gioco di scrittura che sottende a questo interessante testo teatrale contemporaneo di Paolo Zaffaina, finalista al premio di drammaturgia CDQ, e portato in scena, sabato 5 novembre 2011, all’interno della rassegna Teatrino ZERO di Spinea-Venezia. Un gioco al massacro, verbale, che trova nella ripetizione e nel richiamo appunto delle alterne battute, con, via via, piccole varianti finali d’innesto che ne cambiano o ne stravolgono il significato, la strada che porterà al ‘THE END’. Una passione d’amore che scoppia improvvisa tra un uomo ed una donna in una calda sera d’estate, passione contraddetta e negata nel linguaggio verbale dei due, ma alimentata inarrestabilmente in quello dei loro corpi. Una partita a scacchi (che tipo di variante sarà, la variante Janowskj, si chiede qualche spettatore inesperto) che si gioca su più piani: fisico, mentale, verbale in un continuo bianco e nero, restituito anche nell’immagine visiva della piéce. Una scenografia raffinata, minima nel mobilio (4 quadrati bianchi, una sedia, 3 foto sul fondale ed un ventilatore), ricorda quei quadri di R. Magritte dove l’atmosfera è sospesa, in attesa di un qualcosa che accada. E qui l’atmosfera è quella di un thriller-noir: lui è un killer professionista disilluso, studioso delle battaglie storiche del passato, lei una ambigua fotografa con in casa una camera oscura che non si apre e con tanto gelato alla stracciatella nel frigorifero giallo. Nel mezzo, un trillo di telefono, per lui, che chiede e ricorda se il lavoro è stato terminato. Gli attori: Edoardo Fainello e Chiara Canton hanno saputo ben tenere il ritmo aritmico della narrazione, con movimenti precisi, in sintonia tra loro e ben restituendo i vari aspetti dei personaggi. Pochi brani musicali, ben individuati, hanno concorso alla composizione teatrale come una pari voce tra le altre della messa in scena: quella psicologica, interiore, dell’istinto non filtrato di due esseri umani, capaci di amarsi solamente nella ‘fusis’ del corpo, trovando quell’ultimo contatto nella danza onirica finale che tutto trascina verso la fine. Poi alle ore tre, suoneranno le campane, ed un colpo di pistola al buio decreterà la variante del finale di partita. 

(Roberta Borghi per Teatro & Critica)
RECENSIONI
ITALIA LIBRE
Appunti per una moderna rivoluzione borghese
Il malessere di una nazione visto attraverso l’incontro 
tra due amici. La sensazione di disagio ed impotenza che emerge  attraverso un dialogo serrato in cui il bisogno di una vita migliore si scontra con il nichilismo di una esistenza basata esclusivamente sul concetto di consumo. Il tentativo di opporsi ad un sistema senza valori ne ideali. La rabbia che sfocia in un delirante e grottesco progetto di rivolta per cambiare lo stato delle cose. Due uomini, una casa e il sogno di una rivoluzione che ridia dignità e libertà ad un paese immerso nella corruzione. E il sogno che lentamente si trasforma in incubo soccombendo sotto la violenta necessità di far emergere solamente gli interessi personali a discapito della speranza di un futuro migliore. 

Spettacolo vincitore del premio nazionale di drammaturgia DCQ.

Spettacolo vincitore del premio nazionale di drammaturgia DIECILUNE.

Edito presso Bel-Ami edizioni.



Note di drammaturgia 
“ITALIA LIBRE Appunti per una moderna rivoluzione borghese” nasce dalla volontà di raccontare una società individualista in cui
l’interesse del singolo ed il desiderio di emergere a discapito
dei propri simili sono le regole fondamentali per sopravvivere.
Nella piece si affronta il contrasto tra il bisogno, diffuso
almeno a parole, di reagire ed opporsi ad un sistema consumistico
che annichilisce ogni volontà e l’indolenza, l’incapacità di
rinunciare ad un illusorio benessere per perseguire gli ideali e i
valori che renderebbero migliore una società in cui
l’individualismo regna sovrano. I due quarantenni protagonisti di
Italia Libre vivono una vita stereotipata, infarcita di luoghi
comuni. Sono i figli o meglio i prodotti di quello stile di vita
che dagli anni ottanta in poi ha sostituito le lotte e i movimenti
per l’impegno sociale e civile che avevano caratterizzato il
ventennio precedente con banali prodotti di consumo. Spartacus e Goldrake sono lo specchio di una società individualista,
egocentrica, narcisista e spietata e per questo apatica ed
indifferente a qualsiasi valore etico e morale. Sono il risultato
di un compromesso che il nostro sistema sociale ha passivamente
accettato barattando la propria dignità civile con una felicità
preconfezionata e prestabilita; compromesso che sempre più spesso, purtroppo, porta ad accettare passivamente soprusi ed atrocità. Spartacus e Goldrake non sono cattivi e non sono nemmeno degli idealisti fanatici, sono semplicemente infantili. Infantile è il loro atteggiamento, infantile è il loro pensiero, il loro egoismo, infantili sono i loro progetti campati per aria e senza
possibilità di realizzazione ed infantile è la loro violenza
perché infantile è, di fatto, la società a cui appartengono.
L’impianto drammaturgico non si basa solo ed esclusivamente sulla trama ma si sviluppa parallelamente anche attraverso una semantica in cui il grottesco ed il nonsense vengono utilizzati per
sottolineare la drammatica e, al contempo, grottesca situazione
del nostro tempo. Ho scelto questa via espressiva perché credo che l’ironia e l’assurdo con il loro cinismo e la loro schiettezza
siano strumenti molto utili per mettere in luce e raccontare
realtà drammatiche e violente. Lo stesso utilizzo di fumetti per
raccontare degli eventi all’interno della rappresentazione, oltre
a fungere da escamotage per evitare cambi di scena è
un modo semplice e popolare per evidenziare l’infantilismo cronico
del contesto sociale all’interno del quale si svolgono gli eventi
della piece.
Paolo Zaffaina
VIDEO INTEGRALE "ITALIA LIBRE"
RECENSIONI
"...Sin dalla sua prima lettura, Italia Libre di Paolo Zaffaina richiama, almeno nelle pagine iniziali, un nume tutelare tra i più illustri del teatro contemporaneo. Non può non venir alla mente del lettore, così come a quella dello spettatore, l’opera di Samuel Beckett e situazioni che riecheggiano altre del teatro dell’assurdo e che ben si ritrovano nello scambio di battute...il lavoro del drammaturgo veneto si 
trasforma pian piano, battuta dopo battuta in qualcosa di diverso che si discosta dall’assurdo e si fa vero teatro politico... Ultimo autore che ci ritorna alla mente è, infine, il nostro Dario Fo, in particolare se si guarda ad un
testo quale Il Fanfani rapito (1975) e ad un uso davvero mirabile, da parte di Zaffaina, di un apparato visivo composto anch’esso da una valenza altamente metaforica...Molti sono, quindi, i punti di contatto con grandi rappresentanti del teatro, ma si badi bene a non
cadere in un errore grossolano. Italia Libre rimane un lavoro originale e potente. Un’opera attuale,
che guarda alla tradizione di un teatro politico, di denuncia, grottesco e satirico perché ne è figlio ed
erede. Non perché ne è copia. Anzi."
(Armando Rotondi docente di “Discipline dello Spettacolo e dei Grandi Eventi” presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.)
“...Dallo scontro allo scarto, passando per un “atto unico”. Lo spettacolo antidoto dell’incendiario Paolo Zaffaina... Teatro di sperimentazione antiretorica incuneato tra
performance civile e satira tarantiniana. Una manovra di eversione battezzata dal rhum e finita a revolverate. Italia libre, la cinica divertita pièce di Paolo Zaffaina che prova a rieducare on la chimica perizia di un dialogo permeato dalla logica del botta-riposta socratico e dal nonsense sfrenato di una cultura che sovrappone comunismo e neo liberismo, belle gnocche, anni di piombo e fantascienza a fumetti, utopia anti schiavista e annichilimento da prontuari you-tube... Da un monolocale bollente di propositi confusi ad un rapimento “casalingo”, fino al duello scottiano, esilarante e crudo, dell’epilogo, sfila la suspence beckettiana di una violenza prima liminale poi scatologica, e insieme propulsiva per la lotta irrisolta dei due eroi (s)mascherati”
(Sarah Panatta per RETROSPETTIVE)
“...L’opera di Paolo Zaffaina è una brillante commedia nera sull’imborghesimento degli ideali al tempo degli smartphone...Zaffaina mette in scena a suon di dialoghi serrati e di trovate esilaranti e politicamente scorrette il senso di vuoto di una generazione cresciuta tra Apple e Youtube che alla piazza preferisce il web e che al posto di
battere il terreno al grido di “Sous le pavé la plage” si limita a battere 140 caratteri su twitter.
( Paola Francesca Spada per RECENSITO)
“...Uno spettacolo leggero, ben strutturato e che mette in evidenza molte delle assuefazioni moderne... Italia Libre si configura dunque come una commedia amara da accompagnare con un sorriso di disagio, un sassolino di denuncia sociale tirato nel mare di battute e proclami (a)tipici di due giovani, finalmente consapevoli del mondo che li circonda.”
(PAROLIBERO)
“...Il mix tra i due stereotipi della lotta armata e dell’alienazione consumistica avvolge la vivacità dello spettacolo di una forte carica ironico-cinica, la quale si riflette nell’intento dei protagonisti: due falliti che cercano di cambiare la propria esistenza non possono, purtroppo, che apparire come una barzelletta...”
(Lucrezia Ercolani per PENSIERI DI CARTAPESTA)
“Una commedia amara¨intrisa di denuncia sociale...Ed è proprio qui che il testo brilla. Un insolita licenza teatrale crea una situazione paradossale in cui lo scherzo si mescola alla seriosità degli intenti.La fine è di lì a un passo e il ritmo in crescendo strappa più di qualche applauso... L’amarezza delle conclusioni che si possono trarre a sipario chiuso è però mitigata da uno scrosciante e ripetuto applauso ai due anzi interpreti di “Italia Libre”
(Gianluigi Cacciotti per SALTINARIA)
“...Italia Libre è un perfetto mix di risate e riflessione sulla nostra contemporaneità una satira non tanto dei nostri tempi quanto della percezione che di essi abbiamo delle ipocrisie e delle debolezze di una borghesia stanca arrabbiata ma incapace di uscire dal proprio torpore se non in modo eccessivo.”
(Roberto Semprebene per FOURZINE)
“…Un sabato sera da sballo, follie a base di coca e un’improvvisa presa di coscienza: il Sistema controlla, omologa, manipola. Grottesca ed esilarante denuncia dell’imborghesimento degli ideali. Ripresa di un successo della passata stagione…”
(Corriere.it)
Una commedia amara, intrisa di denuncia sociale. Il dramma di una generazione in balìa delle acque di un sistema che ci controlla, ci scruta e ci condiziona. La voglia di ribellarsi a questo occhio onnipresente è il fulcro da cui ha inizio la storia… Ed è proprio qui che il testo (o forse la messa in scena) brilla: un'insolita licenza teatrale crea una situazione paradossale in cui lo scherzo si mescola alla seriosità degli intenti. La rivoluzione ora è uno sketch cabarettistico dove i due improbabili ribelli cercano legittimazione per il loro operato. La fine è di lì a un passo... e il ritmo in crescendo strappa più di qualche applauso (un notevole contributo è stato dato anche da un impeccabile tempismo scenico).
L'amarezza delle conclusioni che si possono trarre a sipario chiuso è però mitigata da uno scrosciante e ripetuto applauso ai due (anzi tre) interpreti di “Italia Libre”.
Non proprio una rivoluzione, quanto un modesto invito a prendere coscienza della propria vita e delle proprie ambizioni, a cui deve necessariamente far seguito un'analisi di costi e benefici: vale davvero la pena vivere nella consapevolezza di ciò che ci circonda?
(Ginaluca Cacciotti per SALTINARIA)
Un’osservazione critica, preoccupata, un’amara riflessione su quanto sta succedendo nella nostra società, svuotata, intorpidita, drogata, dagli smartphone, da Facebook, YouTube, internet, twitter. Il testo, dell’autore e regista nativo di Mirano, Paolo Zaffaina, “Italia Libre - Appunti per una moderna rivoluzione borghese”,
pur facendo sorridere, ma in modo amaro, è una profonda, grottesca, denuncia del sistema omologato dell’imborghesimento degli ideali in un’era in cui domina lo sballo, il frivolo e l’immagine, mentre rimane poco o niente per i contenuti e per i veri valori dell’uomo. Abbiamo conosciuto il testo ed applaudito lo spettacolo di Paolo Zaffaina, a Catania, proposto dalla Compagnia DoveComeQuando di Roma, nella sala del Brass Jazz Club – La Cartiera, in chiusura dell’apprezzata rassegna “Palco off – Le Voci del teatro”, diretta da Francesca Vitale…
Ed al pubblico, tra applausi, qualche risata amara e delle profonde riflessioni, rimarrà il quadro desolante della società attuale, il vuoto di una generazione cresciuta tra Apple, cinguettii, Facebook e faccine, che vuole tutto e subito e che il grido di “Italia Libre” è solo uno slogan per potersi sballare in uno dei tanti sabato sera.
Spettacolo divertente ed allo stesso amaro, regia ben curata ed interpreti molto applauditi per il loro tempismo in scena, per i loro battibecchi, le loro battute che, nonostante le tematiche affrontate, riscuotono i consensi e divertono gli spettatori.
(Maurizio Giordano per DRAMMA.IT)