"...Sin dalla sua prima lettura, Italia Libre di Paolo Zaffaina richiama, almeno nelle pagine iniziali, un nume tutelare tra i più illustri del teatro contemporaneo. Non può non venir alla mente del lettore, così come a quella dello spettatore, l’opera di Samuel Beckett e situazioni che riecheggiano altre del teatro dell’assurdo e che ben si ritrovano nello scambio di battute...il lavoro del drammaturgo veneto si
trasforma pian piano, battuta dopo battuta in qualcosa di diverso che si discosta dall’assurdo e si fa vero teatro politico... Ultimo autore che ci ritorna alla mente è, infine, il nostro Dario Fo, in particolare se si guarda ad un
testo quale Il Fanfani rapito (1975) e ad un uso davvero mirabile, da parte di Zaffaina, di un apparato visivo composto anch’esso da una valenza altamente metaforica...Molti sono, quindi, i punti di contatto con grandi rappresentanti del teatro, ma si badi bene a non
cadere in un errore grossolano. Italia Libre rimane un lavoro originale e potente. Un’opera attuale,
che guarda alla tradizione di un teatro politico, di denuncia, grottesco e satirico perché ne è figlio ed
erede. Non perché ne è copia. Anzi."
(Armando Rotondi docente di “Discipline dello Spettacolo e dei Grandi Eventi” presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.)
“...Dallo scontro allo scarto, passando per un “atto unico”. Lo spettacolo antidoto dell’incendiario Paolo Zaffaina... Teatro di sperimentazione antiretorica incuneato tra
performance civile e satira tarantiniana. Una manovra di eversione battezzata dal rhum e finita a revolverate. Italia libre, la cinica divertita pièce di Paolo Zaffaina che prova a rieducare on la chimica perizia di un dialogo permeato dalla logica del botta-riposta socratico e dal nonsense sfrenato di una cultura che sovrappone comunismo e neo liberismo, belle gnocche, anni di piombo e fantascienza a fumetti, utopia anti schiavista e annichilimento da prontuari you-tube... Da un monolocale bollente di propositi confusi ad un rapimento “casalingo”, fino al duello scottiano, esilarante e crudo, dell’epilogo, sfila la suspence beckettiana di una violenza prima liminale poi scatologica, e insieme propulsiva per la lotta irrisolta dei due eroi (s)mascherati”
(Sarah Panatta per RETROSPETTIVE)
“...L’opera di Paolo Zaffaina è una brillante commedia nera sull’imborghesimento degli ideali al tempo degli smartphone...Zaffaina mette in scena a suon di dialoghi serrati e di trovate esilaranti e politicamente scorrette il senso di vuoto di una generazione cresciuta tra Apple e Youtube che alla piazza preferisce il web e che al posto di
battere il terreno al grido di “Sous le pavé la plage” si limita a battere 140 caratteri su twitter.
( Paola Francesca Spada per RECENSITO)
“...Uno spettacolo leggero, ben strutturato e che mette in evidenza molte delle assuefazioni moderne... Italia Libre si configura dunque come una commedia amara da accompagnare con un sorriso di disagio, un sassolino di denuncia sociale tirato nel mare di battute e proclami (a)tipici di due giovani, finalmente consapevoli del mondo che li circonda.”
(PAROLIBERO)
“...Il mix tra i due stereotipi della lotta armata e dell’alienazione consumistica avvolge la vivacità dello spettacolo di una forte carica ironico-cinica, la quale si riflette nell’intento dei protagonisti: due falliti che cercano di cambiare la propria esistenza non possono, purtroppo, che apparire come una barzelletta...”
(Lucrezia Ercolani per PENSIERI DI CARTAPESTA)
“Una commedia amara¨intrisa di denuncia sociale...Ed è proprio qui che il testo brilla. Un insolita licenza teatrale crea una situazione paradossale in cui lo scherzo si mescola alla seriosità degli intenti.La fine è di lì a un passo e il ritmo in crescendo strappa più di qualche applauso... L’amarezza delle conclusioni che si possono trarre a sipario chiuso è però mitigata da uno scrosciante e ripetuto applauso ai due anzi interpreti di “Italia Libre”
(Gianluigi Cacciotti per SALTINARIA)
“...Italia Libre è un perfetto mix di risate e riflessione sulla nostra contemporaneità una satira non tanto dei nostri tempi quanto della percezione che di essi abbiamo delle ipocrisie e delle debolezze di una borghesia stanca arrabbiata ma incapace di uscire dal proprio torpore se non in modo eccessivo.”
(Roberto Semprebene per FOURZINE)
“…Un sabato sera da sballo, follie a base di coca e un’improvvisa presa di coscienza: il Sistema controlla, omologa, manipola. Grottesca ed esilarante denuncia dell’imborghesimento degli ideali. Ripresa di un successo della passata stagione…”
(Corriere.it)
Una commedia amara, intrisa di denuncia sociale. Il dramma di una generazione in balìa delle acque di un sistema che ci controlla, ci scruta e ci condiziona. La voglia di ribellarsi a questo occhio onnipresente è il fulcro da cui ha inizio la storia… Ed è proprio qui che il testo (o forse la messa in scena) brilla: un'insolita licenza teatrale crea una situazione paradossale in cui lo scherzo si mescola alla seriosità degli intenti. La rivoluzione ora è uno sketch cabarettistico dove i due improbabili ribelli cercano legittimazione per il loro operato. La fine è di lì a un passo... e il ritmo in crescendo strappa più di qualche applauso (un notevole contributo è stato dato anche da un impeccabile tempismo scenico).
L'amarezza delle conclusioni che si possono trarre a sipario chiuso è però mitigata da uno scrosciante e ripetuto applauso ai due (anzi tre) interpreti di “Italia Libre”.
Non proprio una rivoluzione, quanto un modesto invito a prendere coscienza della propria vita e delle proprie ambizioni, a cui deve necessariamente far seguito un'analisi di costi e benefici: vale davvero la pena vivere nella consapevolezza di ciò che ci circonda?
(Ginaluca Cacciotti per SALTINARIA)
Un’osservazione critica, preoccupata, un’amara riflessione su quanto sta succedendo nella nostra società, svuotata, intorpidita, drogata, dagli smartphone, da Facebook, YouTube, internet, twitter. Il testo, dell’autore e regista nativo di Mirano, Paolo Zaffaina, “Italia Libre - Appunti per una moderna rivoluzione borghese”,
pur facendo sorridere, ma in modo amaro, è una profonda, grottesca, denuncia del sistema omologato dell’imborghesimento degli ideali in un’era in cui domina lo sballo, il frivolo e l’immagine, mentre rimane poco o niente per i contenuti e per i veri valori dell’uomo. Abbiamo conosciuto il testo ed applaudito lo spettacolo di Paolo Zaffaina, a Catania, proposto dalla Compagnia DoveComeQuando di Roma, nella sala del Brass Jazz Club – La Cartiera, in chiusura dell’apprezzata rassegna “Palco off – Le Voci del teatro”, diretta da Francesca Vitale…
Ed al pubblico, tra applausi, qualche risata amara e delle profonde riflessioni, rimarrà il quadro desolante della società attuale, il vuoto di una generazione cresciuta tra Apple, cinguettii, Facebook e faccine, che vuole tutto e subito e che il grido di “Italia Libre” è solo uno slogan per potersi sballare in uno dei tanti sabato sera.
Spettacolo divertente ed allo stesso amaro, regia ben curata ed interpreti molto applauditi per il loro tempismo in scena, per i loro battibecchi, le loro battute che, nonostante le tematiche affrontate, riscuotono i consensi e divertono gli spettatori.
(Maurizio Giordano per DRAMMA.IT)