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IMHOFF periodico a periodi

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                        IMHOFF
                  Rivista monografica di pensiero liquido
SAPEVATELO
Un po’ di storia 
La satira (dal latino satura lanx, il vassoio riempito di offerte agli dei) è un genere della letteratura e di altre arti caratterizzata dall’attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento. 
Fine storia 

UN PO' DI INFORMAZIONE 
« La satira è quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. (Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006) » 
Fine informazione
NOSTALGIA CANAGLIA
Matteo Renzi nuovo segretario del Partito Democratico. 
Adesso finalmente capite perché mangiavamo i bambini. 
Scusa Enrico.
IL COLMO PER…
Il colmo per un comico? Creare un movimento (politico) di persone senza senso dell’umorismo.
SINDROME SVEDESE
“Non ce la faccio. Dopo diciannove anni e otto mesi esatti non ce la faccio ad esultare, proprio no. Sono disorientato, affranto e disperato. Mi sento triste e afflitto da un profondo e doloroso senso di abbandono. Un buco nero che non so come colmare. Qualsiasi cosa funge da alibi per riportare alla memoria due decenni di vita. Mi ritrovo a piangere di fronte al poster dei mondiali dell’82 con sotto la scritta “FORZA ITALIA”; mi intenerisco davanti ad una prostituta minorenne; vago senza meta in cerca di evasori fiscali da abbracciare; nutro uno smisurato odio nei confronti di tutti i giudici senza alcuna distinzione e appartenenza politica, compresi quelli di X-FACTOR. E non so cosa fare. Ho passato la notte ad ascoltare inni che dicono che tu ci sei, con la scatola del MONOPOLI sul tavolo, sostituendo tutti gli imprevisti “ANDATE IN PRIGIONE DIRETTAMENTE E SENZA PASSARE DAL VIA” con le probabilità “AVETE IL PERMESSO DI REALIZZARE UN DECRETO LEGGE A VOSTRO FAVORE” ma tu non ci sei. E così rimango qui, con addosso un doppio petto, un paio di scarpe con il tacco rialzato, la faccia ricoperta di vernice epossidica carteggiata, parlando con il cane immaginando che sia il mio direttore di giornale, registrando le battute dell’intera trilogia de “IL PADRINO” con il mio iphone per poi riascoltarle e dargli una minima parvenza di intercettazioni. Qui, immerso in un presente malinconico, un presente senza futuro perché non esiste futuro senza te. 
Ciao Silvio.
Per sempre tuo, G.B.”
Con l’espressione Sindrome di Stoccolma ci si riferisce ad uno stato psicologico particolare che si manifesta in seguito ad un episodio estremamente violento o traumatico, ad esempio un sequestro di persona o un abuso ripetuto. Il soggetto affetto da Sindrome di Stoccolma durante l’abuso o la prigionia, prova sentimento positivo, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino. Si crea una sorta di alleanza e solidarietà tra la vittima e il carnefice.
Tentando una schematizzazione, potremmo individuare la sequenza degli stati emotivi di un ostaggio come segue:
1. Incredulità;
2. Illusione di ottenere presto la
   liberazione;
3. Delusione per la mancata, immediata,
   liberazione da parte dell’autorità;
4. Impegno in lavoro fisico o mentale;
5. Rassegna del proprio passato.
Franco Bitossi 
(Eraclea 1973 - Rosolina Mare 1981) 
Occupazione: biglia da spiaggia
APPUNTI DI VIAGGIO...
UNA ORGOGLIONA VERDE DOMENICA
Il C.O.L.I.O.N.S. : Comitato Organizzativo Leghisti Italiani Orgoglio Nazional Separatista organizza per domenica una gita fuori dalle cinta murarie.
1) Ore 6,00 ritrovo in piazza Generale Borghezio
2) Ore 6,30 partenza con autobusverderamarro
3) Ore 6,35 esecuzione esercizi ginnici da fermi; descritti nel manuale del “Leghista in salute”
4) Ore 6,37 intrattenimento con canzoni popolari quali: “ El terun che’l spusa”, “ Extracomunitario vattene via”, “Il gommone bucato”, “ Bossi, Bossi, eia eia allalà!” (tutti sono tenuti a cantare).
5) Ore 7,30 sosta per colazione in autogrill “Giussano 3” e scrittura, con pennarello indelebile,di improperi e frasi razziste nei bagni dello stesso autogrill.
6) Ore 8,30 ripartenza dall’autogrill e ripresa canzoni popolari (tutti sono tenuti a cantare)
7) Ore 9,00 presentazione programma del C.O.L.I.O.N.S. anno 2014.
8) Ore 9,03 presentazione Nuovo Manifesto Ideologico del C.O.L.I.O.N.S
9) Ore 9,05 descrizione tecniche A.S.I. (Abbattimento Straniero Indesiderato) secondo le nuove normative europee.
10) Ore 9,30 Intonazione di “Và pensiero” attraverso la tecnica del rutto sospirato (tutti sono tenuti a ruttare)
11) Ore 10,00 sosta alla statua di Martin Luther King per imbrattamento con bombolette spray (fornite dall’organizzazione)
12) Ore 11,00 sosta al ponte dei Martiri e gara di sputi ai senzatetto sottostanti. Lo sputo migliore verrà premiato con una copia dell’ultimo cd di Mariella De Nazi “Senatur Mon Amour”
13) Ore 12,30 sosta alla locanda “L’immigrato Impiccato” e pranzo con seguente menù:
-Strozzanegri al pomodoro
-Saltimbocca al marocchino
-Cappone nigeriano allo spiedo
-Patate israeliane al forno
-Sgroppino
-Caffe’ nero
-Ammazzacaffè nero
14) Ore 13,30 partenza. Riposino del buon leghista
15) Ore 14,30 arrivo al campo di accoglienza profughi. Divisione in squadre, attribuzione ad ogni squadra della zona di pestaggio e saccheggio.
16) Ore 18,30 ritrovo all’autobusverderamarro.
17) Ore 18,35 partenza
18) Ore 18,40 elogi al proprio operato, sfottò agli immigrati pestati, atteggiamenti vanagloriosi.
19) Ore 18,50 spartizione del bottino proveniente dai saccheggi.
20) Ore 19,00 elezione della squadra vincitrice che avrà realizzato il maggior numero di pestaggi.
- Squadra prima classificata: una settimana in omaggio in uno dei campi profughi sparsi per l’Italia all inclusive. Compresa di una licenza di pestaggio selvaggio valida per due persone.
- Squadra seconda classificata: Targa olografata con immagine di Ns. Signore Umberto B. cheselaguardiditraversodiventaGesùCristo. Ogni componente della squadra verrà inoltre omaggiato di una copia del nuovo libro del Generale Borghezio “ Vi spieggo la demmocrazzia” autografato dallo stesso.
- Squadra terza classificata: targa olografata e cd contenente il nuovo videogame “brucia el negher” realizzato da Renzo “bocciatoduevolteallamaturità” Bossi. Geniale figlio del nostro Patriarca.
- Ogni partecipante verrà omaggiato di un manganello da viaggio in rovere massiccio
21) Ore 20,30 arrivo. Ritorno alle proprie case padane, atteggiamento tronfio con i propri famigliari e trasmissione dei sani e puri ideali alla propria prole (tutti sono tenuti alla trasmissione degli ideali)

Cordiali Saluti
Direzione Generale
C.O.L.I.O.N.S.

Note: per motivi igienici ognuno e pregato di venire munito del proprio manganello e della propria mazza ferrata. In caso di alabarde si prega di portare solamente quelle pieghevoli onde evitare problemi di ingombro.

L'ANGOLO DELL'APPOSTA
Il mio paese è una nazzione e secondo me e la nazzione più belllissimissima del mondo. Nel mio paese ce’ il mare e le montagne   ( ma io ci preferisco il mare perché ci è l’aqua e si fanno i castelli co la sabbia). Poi ci sono i parchi aqquatici e i bigmac e ci sono i cartoni animati tutto il giorno. Il mio paese è importante e buono perchè aiuta i poveri e la gente che ha paura che vive negli altri paesi che non sono fortunati come il mio e allora il mio paese che è una nazzione ci manda i militari a uccidere i cattivi che fanno male a gli altri bambini come me. Quando la gente scappa dal suo paese il mio paese gli da una casa e anche un lavoro e il bigmac. Ne il mio paese ci sono tante scuole e i bambini giocano quando è la ricreazzione e le maestre sono buone. La maestra patrizia è la più buona di tutte. Io sono felice che questo è il mio paese e non capisco perché non sono tutti felici. Il mio papà si arrabia sempre e dice che no gli piace più questo paese che è una nazzione. L’altra sera che stavamo mangiando i mio papà ha urlato alla mamma che si era comprata le scarpe nuove (che a me mi piacevano) e gli ha detto che lei ha buttato via i soldi che non serviva. Ma io ho pensato che se le ha comprate i soldi li ha dati ha quello del negozio e no li ha butati via. Poi alla notte quando ero a letto la mamma piangeva che il papà era arrabiato perché diceva che la fine del mese è lontana e bisogna mangiare e no si può comprare tante cose. Ma tanto poi si mangia lo stesso anche due volte al giorno che a me non va. Poi ci è sempre il bigmac che costa due euro e ti danno anche la coca. Nel mio paese trovi sempre il bigmac. Poi la mamma e il papà hanno fatto la pace e lei non piangeva più e io ero contento. I mio papà la vora tutti i giorni. Parte la mattina e io no lo vedo più fino alla sera perché faccio tempo pieno alla scuola. Lui lavora anche tutti i sabati (ma non tutti). La mia
mamma lavora anche lei ma no tutto i giorno solo fino a il pomeriggio. Lei va nelle case e pulisce le case di chi non può pulirle perché deve lavorare. Poi viene a casa e pulisce la casa nostra. Però questo no è un lavoro perché e la casa nostra e allora quando lo fa è la mamma. Anche il nonno brontola sempre e dice che lui stava meglio quando stava peggio ma secondo me sbaglia a dire le cose per che no si può stare meglio quando stai peggio. 
Mio nonno ha fatto la guerra. Lui uccideva i nemici che volevano rubarci il paese che poi è diventato una nazzione. Lui dice sempre che la guerra è brutta ma secondo me se lui l’ha fatta vuol dire che non è vero. Altromenti non ci andava. Io vedo su film che nella guerra tu spari ma muoiono i cattivi (certe volte anche i buoni ma non erano proprio buoni buoni). I buoni quelli veri no muoiono perché sono bravi a combattere e hanno il coraggio. Anche io un giorno voglio fare la guerra contro i marziani e poi divento un eroe. Il papà dice che sta andando tutto a putane (che è una parolaccia) e che diventiamo poveri perché forse chiude la sua fabbrica e vanno a fare tutte le cose in cina e che no ci è più
lavoro. Ma poi va a lavorare tutti i giorni e fa anche due di lavori ( a il mio papà piace tanto lavorare). L’altro giorno è venuto mio zio tullio a trovarci e era arrabiato anche lui. Ha detto che gli hanno ritirato la patente perché aveva bevuto due birre che era andato a mangiare la pizza co mia zia e i miei cugini. Adesso lui no ha più la macchina e no può lavorare perché il suo lavoro lo fa co la macchina. Allora mia mamma che è sua sorella ha pianto ancora. Mia mamma rideva di più quando ero più piccolo. Così adesso i miei cugini vengono a mangiare da noi ogni giorno quando finiscono la scuola e io sono felice perché poi giochiamo sempre. Anche la mia nonna ha detto che no è possibile andare avanti così. Ma io ho pensato che si sbaglia perché no stiamo andando avanti, non ci muoviamo e siamo sempre fermi. Ieri la mia nonna è andata via in bicicletta e la hanno fermata i vigili perché no poteva passare sul marciapiede co la bicicletta. Allora le volevano togliere dei punti e lei le ha dato la tessera del supermercato che fa la raccolta e loro ci hanno data lo multa ma lei ha detto vafanculo (che è una parolaccia) e è scappata e è venuta a casa che era più veloce di dragonbol. Ma i vigili la hanno inseguita (ma loro ci hanno la macchina) e poi hanno suonato il campanello e hanno dato la multa alla mamma. Quando è arrivato mio papà da il lavoro si è arabiato con tutti e tanto con la mia nonna e gli ha detto che no può più usare la bicicletta e la ha chiusa con un luccheto. Ma mia nonna si fa prestare la bicicletta dalla maria che è la vicina di casa che no la usa perché ha un brutto male ( che io non conosco male che sia bello). Mio fratello che ha tanti anni di più di me dice che è colpa dei stranieri e dei immigrati. Che fanno schifo e che sono delinquenti che rubano. Ieri sera ha detto che anche lui adesso comincia andare in giro a controllare a fare ordine di notte e mio nonno ha detto che è un collione (che è una parolaccia) e che anche la guerra è cominciata così. Ma per me lui dice una bugia e la sera va dalla cristel che è la sua morosa (ma a me no piace). Oggi ho chiesto a azziz che è il mio più speciale amico se lui è straniero e lui ha detto che no lo sa perché la sua mamma e i suo papa sono dal marocco ma lui è nato qui ma la gente dice che sono stranieri anche lui. Aziz è bravissimo a giocare a calcio come kakà però è sfortunato perché non lo prendono in squadra. Io gioco in porta come buffon che è il più bravissimo portiere del mondo. Ieri sera che stavamo mangiando i papà ha detto che tra un poco no ci sarà gnanche più il telegiornale perché tra un po’ non si potrà più dire le notizie che cè chi non vuole e che allora non cè più liberta. Ma io sono più contento così fanno più cartoni che mi piacciono di più del telegiornale ( a parte quando fanno vedere gli aerei delle guerre). Lui dice che no si può più fare nulla e che uno solo che decide che no è giusto ma anche io no posso fare come voglio che decide solo lui (ma anche la mamma e i grandi) però alla fine faccio lo stesso. Io penso che il mio paese è il migliore di tutti anche se la giente dice di no ma se lo pensano davvero andrebbero in un altro paese. Per me lo fanno a posta per farci credere a noi bambini che dobbiamo fare i compiti e ubbidire altrimenti succedono le cose brutte. Io ci voglio bene al mio paese che ci ha anche il  campionato co le squadre più forti. Tra un po’ il campionatoricomincia (che non vedo lora) e allora i grandi e anche il mio papà sono anche loro più felici e non si arrabiano più. 
E speriamo che questanno vince il milan.
CRONACA LOCALE
All’una di mattina del ventiquattro maggio il letto numero sedici del reparto di medicina dell’ospedale “Mario e Pippo Santoanastaso” di Grantortello era occupato da Artemio Trombin di professione fabbro in pensione. Motivo del ricovero: infarto del miocardio dovuto al sovrappeso associato al dolore straziante per la prematura perdita del suo amato iguana Karl Marx. 
Nel letto a fianco riposava Giuseppe Folletti detto “Brugola”, di professione idraulico, elettricista, a volte pittore. Motivo del ricovero: intossicazione alimentare dovuta a una non meglio precisata quantità di grappa di pioppo ingerita la sera stessa e prodotta in casa dallo stesso Folletti.
Il Trombin era stato ricoverato il giorno precedente. L’occlusione arteriosa lo aveva colpito a tradimento durante l’ora di pranzo ed era crollato, come ciccio morto cade, finendo con la faccia dentro la terrina di gnocchi al ragù fatti in casa; di fronte lo sguardo impietrito e un po’ schifato della moglie.
Portato a terra dal secondo piano con la gru di un camion da traslochi, era stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso con gli gnocchi ancora fumanti dentro il taschino della camicia e non si era più ripreso.
Lo avevano successivamente trasferito nel reparto di medicina e ora, Artemio Trombin fabbro in pensione, disteso sul letto, vestito come un paggetto gigante, con un paio di pantaloni del pigiama, azzurri, di due taglie più piccoli, una canottiera con intarsi di ragù sul ventre rotondo, giocava la sua drammatica partita con la morte.
Alle due del mattino la morte vinse per uno a zero.
Non c’era nessuno vicino a lui quando accadde e, d’altro canto, i decessi in ospedale sono all’ordine del giorno (anche in cantiere ma questa è un’altra storia). Ma se qualcuno fosse stato presente si sarebbe accorto del momento in cui veniva esalato l’ultimo respiro se non altro per il fatto che, un istante dopo la sua dipartita, il corpo di Artemio Trombin di professione fabbro in pensione, era sospeso in aria a circa un metro dal letto.
Quando Marisa Perelli, infermiera neodiplomata al suo primo incarico, un quarto d’ora dopo entrò nella stanza, non si avvide subito dello strano evento che si stava verificando in quel momento sul letto numero sedici; anche perché la stanza era immersa nel buio e la Perelli era immersa nel rincoglionimento da sonno. Di conseguenza, l’ignara novizia, si diresse spedita verso il letto del Folletti con la flebo di fisiologica in mano. Appena accesa la luce ebbe un sussulto nel trovarsi davanti il Brugola seduto sul letto con lo sguardo fisso, catatonico, che puntava all’altro lato della stanza.
Dopo aver inutilmente tentato di ravvivare il paziente scuotendolo più volte come una maracas, l’infermiera si girò per cercare di capire cosa attirasse tanto l’attenzione del Folletti.
Nel trovarsi di fronte il Trombin-dirigibile, l’infermiera Marisa Perelli infermiera neodiplomata al suo primo incarico, venne ad assumere, per uno strano caso di osmosi catatonica, la stessa espressione inebetita del Brugola seduto al suo fianco.
Dopo circa due minuti di stand-by il cervello della Perelli ricominciò lentamente a inviare blandi segnali al resto del corpo che le consentirono di uscire meccanicamente dalla stanza e avviarsi verso l’ufficio dove si trovava la collega intenta a seguire la replica della puntata tremilaseicentosette di “Frittelle”, la soap opera più vista del momento.
Entrata nell’ufficio l’infermiera, esprimendosi solo con consonati, fece capire, con qualche difficoltà, a Bianca Storti la sua anziana collega, di seguirla.
La Storti, seccata per dover abbandonare la sua soap opera preferita e per non aver avuto un rapporto carnale con nessuno tra animali vegetali o minerali, negli ultimi sei anni, si diresse verso la stanza, preceduta dall’amica.
Affacciandosi alla porta smadonnando, guardò prima in cagnesco il Folletti che oramai stava seduto nella posizione del loto in contemplazione e poi si rivolse in direzione dello sguardo di quest’ultimo, imbrugolendosi di colpo anch’essa.
Le ci volle circa un minuto per riprendersi (meno della collega per una valida questione di anzianità) dopo di che, sbalordita, si avvicinò al corpo fluttuante del Trombin e lo toccò senza però provocare nessun spostamento sostanziale da parte del fabbro volante. A quel punto, riprese ormai in mano le redini della propria psiche, la Storti si ricompose tornando ad assumere, almeno parzialmente, un atteggiamento professionale. Prima di tutto decise di verificare le condizioni del Trombin. Salita su una sedia, armata di stetoscopio e sfigmomanometro, constatò l’avvenuto decesso del paziente; poi, con fare deciso, ordinò alla Perelli di salire sull’altra sedia, di appoggiarsi sul corpo sospeso e di premere verso il basso con tutta la forza che una neodiplomata con contratto part-time può imprimere.
Dopo diversi tentativi falliti di riportare il corpo nella sua sede naturale e dopo aver escluso la proposta della collega di aggiungere tre materassi sul letto per mimetizzare l’evento e lasciare che se la sbrigassero i colleghi del turno successivo, Bianca Storti decise che l’unica cosa da fare, per quanto estrema e pericolosa, fosse quella di svegliare il medico di guardia.
Sentendosi chiamare dolcemente il dottor De Tommaso, cardiochirurgo di provata esperienza con l’hobby dell’origami, si alzò lentamente, si sistemò alla bell’e meglio, si mise la giacca, prese la borsa e, ancora assonnato, salutò cortesemente l’infermiera avviandosi verso la porta per tornarsene a casa.
Fu a quel punto che l’infermiera Storti gli fece notare che erano le tre e un quarto del mattino e che lo aveva svegliato in quanto si era verificato un piccolo problema di nessuna importanza con il paziente del letto numero sedici.
Il dottor De Tommaso, giustamente paonazzo e inferocito, cominciò a inveire nei confronti della poverella accusandola di incompetenza e di non conoscere il regolamento il quale prevede che: a meno di catastrofi naturali di bibliche proporzioni, partita della nazionale di calcio in diretta da un altro continente o festa con possibilità palesi di accoppiamento, un medico di guardia non va mai svegliato.
L’infermiera, titubante ma sicura (mah!), chiese al medico di seguirla e mentre questi la minacciava di ritorsioni nei confronti della famiglia, si avviarono verso il letto numero sedici. Il De Tommaso entrò sbraitando nella stanza e vedendo il Trombin-pallone galleggiare sopra il letto, forte della sua decennale esperienza e della freddezza che si addice a un cardiochirurgo di fama internazionale, svenne.
Quando, cinque minuti dopo lo risvegliarono, il dottore non riusciva a credere ai suoi occhi: un paziente, oltretutto morto senza preavviso, fluttuava a un metro circa di altezza sopra il suo letto senza permesso contravvenendo a tutte le regole dell’ospedale.
La prima cosa che il De Tommaso fece fu quella di controllare la cartella clinica perché così si addice a un vero professionista, dopodiché, con la velocità di una prostituta che fugge da una retata, diagnosticò al Trombin una forma estrema di aerofagia la quale, impedendo la fuoriuscita di gas dal corpo, lo portava ad essere più leggero dell’aria.
A quel punto l’infermiera Perelli che, mentre ascoltava la diagnosi immaginava i genitori del De Tommaso disperarsi per i soldi gettati e le ferie sacrificate allo scopo di far studiare il figlio, fece notare che il corpo del paziente, essendo questi deceduto, non avrebbe potuto trattenere del gas ma, anzi, rilasciarlo.
Il medico, voltandosi di scatto con sguardo diabolico e carbonizzandola sul posto, le fece notare a sua volta che i genitori avevano speso fior di quattrini e rinunciato alle ferie per anni pur di farlo studiare e quindi non era prevista nessuna forma di incompetenza nel suo agire; si trattava di aerofagia e la cosa finiva lì. Rimaneva il problema di riportare il corpo nella sua giusta allocazione.
Nel frattempo, come da prassi, l’infermiera Storti aveva contattato il prete per l’estrema unzione mentre il Folletti, ripresosi dallo choc iniziale, era disteso sul letto circondato da una collana di aglio di poco chiara provenienza recitando il Padre Nostro e l’Ave Maria alternati in sequenze da dodici con la Bibbia in una mano e il Corano nell’altra, perché è sempre meglio abbondare che deficere.
Quando Don Mario, cappellano dell’ospedale nonché ex missionario presso la chiesa di Nostra Signora delle Insolazioni a Miami, entrò nella stanza, vedendo il corpo del Trombin galleggiare coperto da un lenzuolo si fece prontamente il segno della croce e pronunciò alcune parole incomprensibili riguardo a un non meglio precisato demone avicolo distraendo il Brugola e facendogli perdere il conto dei Pater Noster, prontamente sostituiti con considerazioni più o meno veritiere sulla presunta attività lavorativa della madre del parroco.
Donna Mirella, moglie del Trombin, anch’ella avvisata prontamente dall’infermiera, giunse nel momento in cui veniva impartita l’estrema unzione con apposito innaffiatoio a collo lungo, per ovvi motivi. Nel vedere il marito morto e volante esplose in un pianto disperato e venne colta da malore immediatamente soccorsa dalla Perelli la quale le riempi le tasche di oggetti pesanti recuperati al volo, allo scopo di zavorrarla (nel dubbio …).
Alle sei e trenta circa del mattino, mentre il dottor De Tommaso pensava a piombare la salma, donna Mirella pensava che il vestito buono per il funerale si trovava in lavanderia, don Mario recitava le orazioni su un bignami di Penthouse, le infermiere inzuppavano fette biscottate nel caffellatte e il Brugola pensava a che numero potesse corrispondere il morto volante nella smorfia napoletana, il corpo di Artemio Trombin di professione fabbro in pensione, emise una scorreggia da guinness dei primati fonando i capelli del parroco, immediatamente seguita da un rutto di undici secondi netti modulati in Do minore e si riadagiò sul letto sottostante.
I presenti osservarono e ascoltarono la scena sbalorditi e proprio mentre il dottor De Tommaso si preparava ad accogliere i complimenti per la diagnosi inequivocabile, gli occhi di Artemio Trombin di professione fabbro in pensione, si aprirono.
Si guardò lentamente intorno, un po’ stupito dalla presenza di tutta quella gente nei pressi del suo letto, poi, accortosi della moglie le disse:
- Sai, ho fatto un sogno stranissimo. Ero stanco e affamato in un luogo che non conoscevo. Poi, ad un certo punto, in lontananza, è apparsa una luce bianca che mi invitava ad andare verso di lei, solo che…
- Solo che, cosa? – ribadì la moglie.
- Solo che ero troppo stanco e debole per muovermi, non riuscivo a raggiungerla… per quanto mi sentissi attratto. Poi, d’improvviso…
-D’improvviso?- ripeté don Mario, che già prospettava la pubblicazione di un libro dal titolo “La luce esiste l’ha vista un mio amico”.
-D’improvviso- riprese Trombin- la luce è venuta verso di me, lentamente. Oh, se tu avessi potuto vederla, era così bella, così dolce, così chiara, intensa, profumata e mi si è fermata davanti, proprio qui- disse indicandosi il viso.
-E tu? – chiesero tutti all’unisono, in preda all’ansia di ricevere la sacra rivelazione.
-E io… l’ho mangiata.

L'EVOLUZIONE DELLA SATIRA IN ITALIA
Studio comparato secondo il metodo Lombroso
FAI DA TE
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Sfigmomanometro
Pizza di lego
Astronave di alien
I LAVORI DI UNA VOLTA