Natural born freak
Udo, il barista tedesco dal viso tondeggiante, servì a Moldenke un boccale di malzio fermentato, un vasetto di fosfato in polvere, una ciotola di fungu a cubetti e una matassa di pelo da rollare. «Marca Tricofin, Moldenke. La migliore. A proposito, che gliene pare della mano? Mica male, eh?»
La mano in questione era cadaverica, azzurrognola e formata da soli pollici, con le unghie parzialmente estirpate che trasudavano pus dalla carne viva.
«Non male. Chi gliel’ha fatta?»
«Il dottor Ferry, a Nuova Oleo. Le capitasse di passare da quelle parti, faccia un salto da lui. Ha un aspetto così banale. Dovrebbe proprio farsi qualcosa. Quelle orecchie così piccole, per esempio. Non le piacerebbe averle più grosse? Diverse? Magari di maiale francese? Sa, Ferry è specializzato in maiali.»
Moldenke sfilò una presina di pelo dalla matassa e la annusò. «Mi deformerò quando ci sarà una legge che lo impone.»
Udo si asciugò con il grembiule il sangue che gli colava da uno dei pollici. «Mio zio se l’è fatte. Adesso ha un’aria molto più affilata, aerodinamica. Sta accarezzando l’idea di un terzo occhio.» Moldenke indicò il cerchio di cicatrici puntiformi che aveva intorno alla bocca. «Io con aghi e bisturi non vado molto d’accordo. A dieci anni mia madre mi ha cucito le labbra con del filo nero spesso, perché avevo sputato sul suo gelsomino notturno. Non sono riuscito a mangiare, né a bere, né a parlare per tre giorni, finché il mio defunto ma magnanimo padre non ha tagliato il filo con le forbici.»
Si aprì la cerniera sui davanti della tuta. «E questa brutta cicatrice a croce che va da un capezzolo all’altro e dal collo all’ombelico… mi hanno tolto un polmone e messo quattro cuori di pecora. Il mio stava perdendo colpi.»
«Caspita. Comunque la deformazione per scelta è tutta un’altra cosa. È diversa, dà una sensazione diversa. Lo ammetta, questa è una mano coi controfiocchi. Un pezzo unico. Un argomento di conversazione. Adesso mi sto facendo fare un guanto speciale.»
«Glielo do io un argomento di conversazione, Udo. Questo malzio puzza. È fresco?»
«Ma certo. È il primo boccale che spillo.»
«Lo ha fatto bollire per uccidere la tubularia?»
«Per un’ora.»
«E la shigella?»
«Non può essere sopravvissuto niente. Niente. Ma se proprio vuole stare tranquillo, ci metta tanto fosfato.»
«Ricordo ancora perfettamente il giorno delle nozze. I preparativi erano iniziati settimane prima... Mi ero cosparsa il corpo di olio di mummia, quindi di polvere di lavanda... Rispettando le usanze nuziali neutrodine, mi ero piazzata dei tamponi di lino sui bulbi oculari, chiudendo poi le palpebre, che quindi sporgevano in modo innaturale. Provavo un purissimo senso di attesa gioiosa. Ma non ci sposammo mai. Billy fu impiccato in seguito alla falsa accusa di aver deturpato il tempio arviano lanciando escrementi contro le finestre. I responsabili erano alcuni vagabondi e straccioni della zona, tutti però regolarmente in possesso delle dispense. Billy, che in quel momento stava pregando nel tempio, non ce l'aveva. Lo piansi amaramente e per lunghi mesi. Intaglia una sua piccola effigie in un ceppo nodoso di legno di canfora, e con quello misi fine alla mia verginità. La lasciai all'interno, così da poter provare dolore ad ogni passo, e ricordare così il mio lutto.»
Radio Ratt: Il decimo pianeta del sistema solare prende il nome dal suo scopritore, Leuko Vink. Leuko gravita alla fredda ombra del lontano Nettuno, e prima dell'ultima Dimenticanza era noto come Pumpsylvania. Vink ha scoperto il pianeta con un telescopio portatile regalatogli dallo sfortunato astronomo neutrodino Percival Nasodoro. «Prima di scoprire Leuko» ha dichiarato Vink «avevo sofferto di stitichezza per tre mesi».
A Indian Apple, il Fetido Tick Harrison è stato accusato di aver sodomizzato in costume da megagalattico un'anatra da fango nel Parco delle Sardine n.5...
Estratti da "L'Era di Sinatra"
Le prime 159 pagine de "L'Era di Sinatra", su Google Books, in inglese
Che cosa ti ha spinto a intraprendere la carriera di scrittore e quando hai iniziato?
Ho sempre scritto storie, anche da bambino. Avevo un piccolo scrittoio dove mi sedevo spesso, scrivevo racconti di orsi e mostri su un quaderno che vorrei avere ancora.
Cosa ti ha ispirato il personaggio di Moldenke?
C'era uno studente nel dipartimento di biologia, qui alla KU, di nome Andrew Moldenke. Non l'ho mai incontrato, ma un mio amico lo conosceva. Il nome mi ha affascinato. Solo il suono. Io ho semplicemente costruito il personaggio attorno al nome. Il suo ruolo nella mia narrativa è generalmente quello di osservatore, o di messa a fuoco. E' lo strano mondo in cui vive che è il vero protagonista. Moldenke è semplicemente trascinato dalla marea degli eventi. Non ha un reale carattere proprio. E' solo un nome.
Il tuo nuovo libro “The Pisstown Chaos” (inedito in Italia) parte da dove finisce “L'Era di Sinatra”?
Moldenke è un personaggio minore in “The Pisstown Chaos”. Questa volta la storia segue la famiglia Balls: Ophelia, suo fratello Roe, la nonna Mildred e il nonno di Jacob. Esplora situazioni, come i “Fetidi”, che sono state trattate ne “L'Era di Sinatra”, ma non in profondità. Il potere politico finale questa volta è il reverendo Herman Hooker, che sembra essere il responsabile degli eventi, anche se nessuno sa come o perché.
Fonte: Hobart
Un delirio coprologico. È questo il libro di David Ohle, personaggio cult già nel '72 grazie a Motorman, libro a lungo introvabile e diffuso fotocopiato, e avvolto dall'alone della leggenda per essere stato il trascrittore dei sogni lisergici di Burroughs. Poi, per assurgere definitivamente al rango di mito, sparisce per 30 anni per ritornare nel 2004 a presentarci il seguito delle avventure assurde di Moldenke in “L'Era di Sinatra”.
Fantascienza, speculative fiction, distopia, fantasia visionaria, chiamatela come volete... sono stati scomodati in tanti per dare un'idea di quello che è il mondo surreale costruito da Ohle: Vonnegut, Swift, Pynchon, Toole... ovviamente Burroughs.
Ma come recita il sottotitolo (“un romanzo molto strano”) è davvero un libro che si allontana da tutto quello che potete aver letto. Il mondo di Ohle è malato, un mondo decadente dove l'estetica è degenerata fino al punto di portare le persone a deformarsi per piacersi, un mondo dove gli uomini mangiano cibo che neanche i gabbiani vogliono toccare, un mondo dominato da un totalitarismo sadico e folle che impone uno stato di polizia e una giustizia assurda e arbitraria che, in nome del principio di equilibrio, punisce a caso considerando il crimine un fallimento collettivo, un mondo pervaso da sentimenti anti-egualitari e dal razzismo. Un mondo che ricerca un precario equilibrio tramite periodiche Dimenticanze che cancellano i ricordi e il vissuto di tutti, rimescolando le vite a caso. Un delirio, oltretutto disgustoso e raccontato con dovizia di particolari, al limite del ripugnante. Un grande libro.
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